domenica 1 febbraio 2015

Destini peggiori della morte

Dresda, dopo il bombardamento del febbraio 1945.

Kurt Vonnegut, Destini peggiori della morte.Un collage autobiografico (Fates Worse Than Death: An Autobiographical Collage, 1991), "Tascabili Bompiani. Best Seller", 862, Bompiani, Milano, 2003, traduzione dall'inglese di Graziella Civiletti, 270 pagine.

Da quello studio i ho estrapolato questa rozza regola, una regola sicuramente approssimativa: Non potete essere un buon scrittore di romanzi seri se non siete depressi. p. 29

Ill bambino insegna all'Universo come essere un buon compagno di giochi e a essere simpatico invece che meschino. p. 50

La più profonda comprensione che hai del tempo e dello spazio e, per quel che conta, del destino, non si è forse formata come la mia, durante le tue più precoci esperienze con loa geografia e, cioè, con le regole che avevi imparato per tornare a casa? pp. 54-55

Dunque: Boston e Philadelphia proclamano entrambe di essere la culla della libertà. Quale città ha ragione? Nessuna delle due. La libertà è nata solo adesso negli Stati Uniti. Non è nata nel 1776. La schiavitù era legale. Persino le donne bianche erano prove del potere, praticamente proprietà del padre, o del marito, o del parente maschio più vicino o, talvolta, di un giudice o di un avvocato. La libertà era stata soltanto concepita a Boston o Philadelphia. Boston e Philadelphia erano dei motel della libertà, per così dire. p. 95

Ma quando [il grande romanziere turco Yaşar Kemal] tornò a casa [...] mi scrisse una lettera che sua moglie traduttrice mise in inglese. In parte diceva: "Improvvisamente ho capito! New York apparteneva a me come a chiunque altro, per il tempo che ero li!". p.143

Chi, al di fuori di un suonatore di organetto, piange quando una scimmia muore? Nemmeno un'altra scimmia. p. 147

Una delle catastrofi americane assolutamente inutili presenti oggi, insieme al plutonio e alla 'rinascita religiosa', è che le persone divorziano perché non si amano più. Questo è come cambiare l'automobile quando i portaceneri sono pieni. Quando non rispettate più il vostro compagno - allora è come se si fosse rotta l'asse di trasmissione e si è incrinato il blocco del motore. p. 182

Il rispetto è come l'interruttore della luce. È acceso o spento. E se noi non siamo più capaci di rispettare qualcuno, non sentiamo per questo di doverlo uccidere. La nostra reazione è limitata. Al massimo, desideriamo farlo o farla sentire come una porcheria arrivata in casa. p. 183

Suggerii un epitaffio per l'intero pianeta, che suonava: 'Avremmo potuto salvarlo, ma eravamo troppo maledettamente meschini e pigri'. p. 212

La copertina

 
 
 

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